Retrospettiva: Venerdì 13

Jason Voorhees. Insieme a Freddy Krueger e Michael Myers, il maniaco di Crystal Lake costituisce la Trinità degli slasher movie anni ottanta. È difficile valutare quanto questi tre personaggi siano stati influenti e fondamentali per tutto il cinema horror che è venuto in seguito. Tutti e tre i franchise a cui appartengono hanno tentato la via del reboot dopo il 2000 – con risultati abbastanza deludenti e discutibili.

Jason Voorhees

Certo, potremmo includere nel gruppo anche Leatherface di Non Aprite Quella Porta, ma a quest’ultimo mancano elementi sovrannaturali che invece Jason, Freddy e Michael presentano in modo molto evidente. E che dire di Chucky? Francamente, non mi ha mai convinto, così come non mi hanno mai convinto le bambole di Puppet Master. E allora Pinhead? Credo che su Hellraiser ci sia da fare un discorso a parte, inoltre il Cenobita non è un serial killer o un maniaco ma una sorta di creatura extradimensionale votata all’esplorazione estrema dei confini tra piacere e dolore. Questi tre personaggi, invece, hanno caratteristiche simili e, a mio parere, formano un trio perfetto per gli amanti dei film horror divertenti e senza troppe pretese.

Concentriamoci quindi su questa serie cinematografica che ha avuto alti e bassi per quanto riguarda i successi commerciali e di pubblico e che ha visto film interessanti alternarsi a prodotti alquanto terribili. Andiamo a conoscere meglio Jason e la sua storia di sangue…

ATTENZIONE: nelle recensioni sottostanti troverete degli spoiler.

Venerdì 13 (1980)
Friday the 13th – Regia di Sean S. Cunningham

Parte I

A seguito del grande successo ottenuto da John Carpenter con il suo Halloween due anni prima, Cunningham cavalca l’onda con una storia incentrata su un campo estivo dove i responsabili, adolescenti più dediti a sesso, droga e rock’n’roll che a controllare i bambini, cominciano a morire misteriosamente. Il clou dell’azione avviene venerdì 13 giugno 1979 (nel 1979 il 13 giugno in realtà non cade di venerdì, ma nel 1980, l’anno di uscita del film, effettivamente sì, come potete controllare sul calendario del vostro PC o smartphone).

Agli effetti speciali c’è nientemeno che Tom Savini. Il Maestro decise di rimanere nel campo estivo dove stavano girando (Camp No-Be-Bo-Sco nel New Jersey) per entrare nell’atmosfera del film, guardando incessantemente Barbarella e Il Maratoneta in Betamax. Sua è anche la responsabilità dell’inclusione nel film della famigerata scena del serpente, animale ucciso realmente e incluso nelle riprese del montaggio finale.
Beh, erano altri tempi…
Ah! E non dimentichiamoci che questo è il quarto film in cui ha recitato Kevin Bacon dall’inizio della sua carriera!

Filmato in 28 giorni (nei quali ogni tanto Lou Reed, che abitava in una fattoria lì vicino, passava a salutare sul set e offriva concerti gratuiti al cast e alla troupe), Venerdì 13 divenne il diciottesimo film dell’anno per incassi. Nel 1980 la concorrenza fu spietata: è stato l’anno d’uscita di Shining di Kubrick nonché di The Fog di Carpenter.

Come sanno tutti quelli che hanno visto Scream di Wes Craven, nel primo film l’assassino non è Jason – morto annegato nel lago 21 anni prima, il 13 giugno del 1958 – bensì sua madre. Dopo l’annegamento accidentale del figlio, la donna è impazzita e decide quindi di vendicarne la morte per la quale accusa l’incuria degli adolescenti del campo. Le famose “Regole dell’Horror” descritte nel film di Craven, in buona parte, vengono estrapolate proprio da questo franchise: se ti ubriachi sei morto, se consumi droghe sei morto, se fai sesso sei morto. E se non fai nessuna di queste tre cose ma finisci nel posto sbagliato al momento sbagliato… Beh, sei morto lo stesso.

Nel primo film, Jason compare solo alla fine, sotto forma di ragazzino decomposto che emerge dalle acque del lago per trascinare a fondo l’unica sopravvissuta alla furia omicida della madre. In realtà questa sequenza si può tranquillamente considerare un’allucinazione della ragazza e non ci sono elementi che, in origine, facciano pensare a una reale “resurrezione” del maniaco.

Morti: 10
Nudità: 5
Splatter: 8

L’assassino ti siede accanto (1981)
Friday the 13th Part II – Regia di Steve Miner

Parte II

La Parte II, ambientata cinque anni dopo il capitolo precedente, è in realtà il primo film in cui Jason compare come killer. Questo solleva un po’ di problemi: se il bambino non è morto annegato nel lago ma è riuscito a sopravvivere, che fine ha fatto per ben ventisei anni? E perché non è tornato dalla madre, evitando così che impazzisse e uccidesse tutti quei ragazzi nel 1979? Come mai era presente durante la decapitazione della madre alla fine della Parte I ma non si vede mai durante la pellicola? Sia Cunningham che Tom Savini hanno più volte espresso pubblicamente il loro disappunto per questo evidente buco di sceneggiatura che si cercherà di conciliare solo nella Parte IX – Jason Goes to Hell, con un paio di tentativi di cross-over molto divertenti.

Questo sequel espande la mitologia accennata nel primo film e ha, nonostante i buchi logici, un cattivo più minaccioso e convincente. Il look definitivo di Jason – la famosa maschera da hockey – si raggiungerà solo con il film seguente. In questo capitolo, il killer indossa un semplice cuscino sulla testa con un buco per l’unico occhio buono, per nascondere la sua deformità. Questo costume è stato intenzionalmente creato per citare La Città che Aveva Paura, thriller del 1976 con un assassino vestito in modo analogo.

Adrienne King (l’attrice che interpreta Alice, unica sopravvissuta del primo capitolo) ricompare per una breve scena all’inizio: questo per sua richiesta esplicita, dato che dopo il successo di Venerdì 13 venne tampinata da uno stalker molto insistente e arrivò a temere per la sua vita. Non che al sottoscritto dispiaccia, dato che ho sempre pensato avesse le capacità espressive e il carisma di un comodino. Il film, ambientato tra l’agosto del 1979 e il luglio del 1984, esce nel 1981, lo stesso anno di Halloween II diretto ancora una volta da Carpenter, convinto dagli studios a fare un sequel per cavalcare l’onda del successo di Venerdì 13. A suo modo, una cosa poetica, considerato che Cunningham ha diretto il primo film per “plagiare” il successo di Michael Myers.

Nel complesso, questo viene universalmente considerato uno dei film migliori della saga e, sebbene abbia un ritmo un po’ lento in alcuni punti, sono d’accordo con questo giudizio (anche se le forbici dei censori hanno ridotto drasticamente il livello di sangue rispetto al primo capitolo. Ma, ehi! Decisamente più tette!).

Morti: 10
Nudità: 7
Splatter: 6

Week-end di terrore (1982)
Friday the 13th Part III – Regia di Steve Miner

Parte III

Steve Miner torna al timone anche nella Parte III, uscita l’anno successivo ma ambientata immediatamente dopo la fine di Parte II: i primi omicidi avvengono la sera di sabato 14 luglio 1984 e il resto della trama si svolge durante la domenica 15.

La maschera di fortuna fatta con una fodera di cuscino viene cambiata, in questo capitolo, per via delle possibili similitudini con The Elephant Man di Lynch, uscito due anni prima. Dopo un’ora di film, finalmente, Jason strappa una maschera da portiere di hockey a una delle sue vittime. Il suo look, da allora, non verrà mai sostanzialmente modificato (se non per una sequenza in Jason X) e diventerà un’autentica icona dell’horror anni ottanta.

Il film è stato girato in 3D e, credetemi, la cosa si intuisce facilmente anche guardandolo in due dimensioni e non sapendone nulla: ogni tot minuti c’è una scena in cui qualcuno lancia qualcosa verso la cinepresa (addirittura, una ripresa dal basso di uno dei ragazzi che gioca con lo yo-yo). L’effetto è quasi esilarante e molte scene sono del tutto ingiustificate ma, tutto sommato, era lo spirito dei tempi e fa parte anche questo del fascino della serie, immagino.

Se il primo capitolo imposta la mitologia e mostra Jason come vittima e la madre come killer, se il secondo capitolo espande questa storia e presenta il vero assassino sopravvissuto all’annegamento, il terzo capitolo inchioda il personaggio in modo definitivo con il look e lo stile: tuta da meccanico, scarponi, maschera da hockey e machete. Tranne per un dettaglio non da poco: in questo film Jason non è ancora un essere sovrannaturale e immortale, come Michael Myers (che, invece, è completamente formato come personaggio già nel primo Halloween). Le caratteristiche di macchina da morte inarrestabile arriveranno solo con i capitoli successivi ed è alquanto interessante notare l’evoluzione del personaggio nei vari sequel. Per quanto riguarda il sangue, qui ne abbiamo decisamente in misura maggiore rispetto alla Parte II, a discapito di scene di nudo, praticamente assenti. Ahimé.

Interessante il finale che è quasi una perfetta immagine speculare del primo capitolo: anche qui l’unica sopravvissuta è Chris, una ragazza, che fugge sul lago a bordo di una barca dopo aver piantato un’ascia nel cranio di Jason (l’intaccatura nella maschera verrà mantenuta in ogni sequel a ricordo di questa scena). Mentre è al largo viene afferrata dalla signora Voorhees, in stato di avanzata decomposizione, che la trascina sott’acqua. Come per Alice, però, anche questo è solo un brutto sogno…

Morti: 12
Nudità: 5
Splatter: 8

Venerdì 13 parte IV – Capitolo finale (1984)
Friday the 13th: The Final Chapter – Regia di Joseph Zito

Parte IV

Anche questo film parte esattamente dove finisce il film precedente. In sostanza, Parte II, Parte III e Parte IV sono un unico enorme sequel diviso in tre parti che si svolge nell’arco di cinque giorni (nei quali Jason uccide ben 36 persone): da venerdì 13 a martedì 17 luglio 1984. Essendo uscito nel 1984 (venerdì 13 aprile, ovviamente), finalmente l’anno di distribuzione nelle sale coincide con quello di ambientazione interna della storia.

Ma come mai passano cinque anni dalla morte della madre Pamela prima che Jason si faccia vedere e cominci a uccidere? Cosa è successo in quei cinque anni? E nei ventun anni precedenti, dalla sua presunta morte? E come ha fatto a trasformarsi da ragazzino gracile e deforme in una specie di Terminator? Non lo sappiamo e, forse, non lo sapremo mai di preciso, anche se le teorie dei fan sono tante…

Capitolo finale vede la partecipazione di due attori che abbiamo imparato ad amare anche in altri film. Uno è Crispin Glover (l’imbranato padre di McFly in Ritorno al Futuro e più recentemente Mr. World in American Gods). L’altro è Corey Feldman (Gremlins, The Goonies, Stand by Me, Lost Boys – Ragazzi Perduti e – incredibilmente – il più recente Sharknado 3).

Se Parte II è uno dei fan-favourite da sempre, Parte IV è forse il film migliore in assoluto dei dodici che vedono Jason (o sua madre) protagonista. L’ambientazione diversa, l’introduzione di un forte personaggio antagonista ben caratterizzato (Tommy Jarvis, interpretato per l’appunto da Feldman, che tornerà nei sequel successivi), l’aumento di produzione e di qualità generale del prodotto, nonché una marcia in più per quanto riguarda sangue (grazie al ritorno di Tom Savini) e nudismo integrale, rendono Capitolo Finale un film davvero divertente e ricco di colpi di scena. Jason, evidentemente, non è morto alla fine di Parte III ma ancora non è resa in modo esplicito la sua invulnerabilità. Il confronto finale con Tommy è uno dei punti focali dell’intera serie.

Morti: 14
Nudità: 9
Splatter: 8

Venerdì 13 parte V – Il terrore continua (1985)
Friday the 13th Part V: A New Beginning – Regia di Danny Steinmann

Parte V

Altri cinque anni sono passati e ora ci troviamo nel 1989. Tommy Jarvis, reduce dallo scontro traumatico con Jason, ha passato questo tempo in un ospedale psichiatrico e solo ora viene dimesso per andare a vivere in una comunità. Improvvisamente, qualcuno torna a uccidere con la stessa modalità di Jason e l’imponente figura mascherata viene avvistata aggirarsi in modo sinistro…

Nella Parte V sentiamo pronunciare per la prima volta il nome “Jason Vorhees” per intero e Corey Feldman ricompare per un piccolo cameo all’inizio. Purtroppo, il film che abbiamo tra le mani è passato tra le fauci affilate dell’MPAA che ha richiesto tagli a ben 16 scene di nudo o di sangue per permettere un R Rating al posto di un X Rating. Ciònonostante, A New Beginning riesce a mantenere una certa dose di entrambi (ma chissà quanto sarebbe stato più bella la versione Director’s Cut). Tra le curiosità, nel film recita Deborah (o Debi Sue) Voorhees che si chiama proprio come il killer fittizio del franchise.

Nelle idee originali di sceneggiatori e regista, in questo film Tommy avrebbe dovuto diventare “il nuovo Jason”, perdendo completamente la testa dopo essere stato segnato dal suo scontro con il killer, come si insinua nel finale del film precedente. I fan, però, richiedevano a gran voce il ritorno del “vero” Jason e, di conseguenza, questa linea narrativa è stata abbandonata. Il copycat diventa Roy, un paramedico che si vede in una scena. Questa scelta alquanto discutibile e il fatto che questo sia il secondo film nella serie a non avere Jason come antagonista principale l’hanno reso uno dei meno amati dai fan. Il fatto che l’assassino non sia Voorhees è suggerito dal fatto che la maschera indossata è diversa da quella originale (quella di Jason ha un triangolo rosso sopra gli occhi, questa ha due segni azzurri sulle guance).

Nel complesso, non è un prodotto particolarmente ben riuscito, soprattutto se paragonato al film precedente. L’assenza di Jason sembra una sorta di presa in giro nei confronti degli spettatori. Sicuramente non uno degli exploit migliori della saga.

Morti: 19 (più 3 in sequenze oniriche)
Nudità: 8
Splatter: 8

Venerdì 13 parte VI – Jason vive (1986)
Friday the 13th Part VI: Jason Lives – Regia di Tom McLoughlin

Parte VI

Ambientato poco dopo la fine del capitolo precedente (siamo nel 1990) Jason Lives vede Thom Matthews nei panni di Tom Jarvis, ancora ossessionato dal killer di Crystal Lake. Tommy decide di verificare che Jason sia realmente morto riesumando il suo cadavere (nonostante il fatto che in Parte V venga detto che è stato cremato…). La cosa, come è prevedibile, non si rivela una grande idea. Tommy, in uno sfogo di rabbia, impala il corpo decomposto di Jason con un’asta di ferro che viene colpita ripetutamente da fulmini, riportando in vita la sua nemesi. Inizio stupido? Considerato che i titoli di testa finiscono con una scena alla 007 con Jason che lancia il machete invece che sparare, pare che il tono sia voluto.

Anche l’assenza totale di scene di nudo (unico film con questa caratteristica in tutta la saga) e il taglio quasi assoluto di sangue e smembramenti vari sono scelte volute: questo film vuole essere più mainstream e divertente che autenticamente pauroso, e tutto sommato ci riesce alla grande. La trama è più curata, i dialoghi migliori, l’interpretazione degli attori più convincente. Peccato non poter avere queste cose insieme a una giusta dose di tette e budella ma, ahimé, così va il mondo.

Alla fine, i protagonisti Tommy e Megan riescono ad attirare nuovamente Jason a Crystal Lake e a trascinarlo nel fondo del lago con una catena legata al collo. Bloccato nell’ambiente che l’ha ucciso, Jason “muore” e, come Cthulhu, attende tempi più propizi per tornare a far fuori teenager con il suo fido machete.
Nel complesso, si tratta di un capitolo da vedere: ciò che manca in sangue viene ampiamente ripagato da una storia un po’ stupidina ma divertente e da personaggi resi un po’ più tridimensionali e interessanti. Basti pensare che Kevin Williamson, sceneggiatore della serie Scream diretta da Craven, è stato ispirato proprio da questo film a scrivere la sua saga slasher-horror.

Morti: 18
Nudità: 0
Splatter: 5

Venerdì 13 parte VII – Il sangue scorre di nuovo (1988)
Friday the 13th Part VII: The New Blood – Regia di John Carl Buechler

Parte VII

Dopo aver parlato di alcuni dei film più belli della saga, era fatale dover affrontare uno dei Venerdì 13 più brutti. Questo film, per dirla in poche parole, non ha il minimo senso. E dire una cosa del genere di un sequel di questo franchise significa davvero qualcosa.

I protagonisti (a parte il solito gruppo di teenager che serve per il body-count e poco altro) sono Tina, una ragazza dotata di poteri telecinetici, sua madre e il suo psichiatra, il dottor Crews. Tina ha involontariamente ucciso il padre quando era ancora una bambina, facendolo cadere nel lago. Questo ha provocato un trauma collegato con l’uso dei suoi poteri. Crews, sebbene dichiari di volerla aiutare, ha come vero scopo quello di utilizzare il suo “dono” per studiarlo e ottenere così fama e successo. Tina, frustrata dai tentativi di Crews di scatenare le sue doti extrasensoriali, cerca di richiamare in vita il padre concentrandosi sul fondo del lago e così facendo, incidentalmente, libera Jason dalle sue catene e dalla sua prigione d’acqua.
Il problema è che, guardando il film, a noi della storia di Tina, di sua madre e del suo terapeuta ci frega veramente poco, e tutte le scene che li coinvolgono sono un crollo nel ritmo della pellicola.

Il capitolo precedente ha definitivamente stabilito che Jason non è del tutto umano. Questo cambia molto il tono della saga, naturalmente. Prima i film si potevano vedere ancora come dei thriller con una qualche parvenza di realismo, dopo è inevitabile accettare la loro natura di horror sovrannaturali con il classico assassino inarrestabile – come Terminator o Michael Myers. Il fatto di dare a “persone comuni” presenti nell’universo di Jason dei poteri superumani è un ulteriore passo verso il fantasy assoluto. Ciò che c’era di concreto nei film precedenti, gli elementi che ci permettevano di identificarci e relazionarci con la vicenda, vengono spazzati via in una sorta di Carrie dei poveri. Non aiuta il fatto che i dialoghi siano tremendi e artificiosi l’interpretazione degli attori assolutamente mediocre. Secondo gli autori, il film comincia nel 1991 e finisce dieci anni dopo, nel 2001. Persino il timing non ha il minimo senso.

Il finale, poi, è il più idiota in assoluto che la serie abbia mai prodotto: il padre di Tina, nel confronto finale, esce all’improvviso dall’acqua (neanche troppo decomposto) e trascina nuovamente Jason nel lago. Il padre di tina? Cioè, questo povero cristo è rimasto nel lago per – che so – dieci anni? Senza che nessuno abbia recuperato il cadavere? In un lago, letteralmente sotto un pontile, a pochi metri di profondità? E senza neanche decomporsi? Il tentativo degli autori è probabilmente quello di ricordare il finale a sorpresa del primo film, ma qui la cosa non ha il minimo senso (soprattutto perché questo non è un incubo della protagonista). Insomma… un bel disastro.

Morti: 16
Nudità: 7
Splatter: 6

Venerdì 13 parte VIII – Incubo a Manhattan (1989)
Friday the 13th Part VIII: Jason Takes Manhattan – Regia di Rob Hedden

Parte VIII

Se pensavate di non poter vedere un Venerdì 13 peggiore di The New Blood, beh, vi sbagliavate di grosso. Tanto per cominciare, Jason non prende affatto Manhattan: l’80% del film è ambientato su una nave che va da Crystal Lake alla Grande Mela. Sì, avete capito bene. Senza fornire spiegazioni di sorta, il film afferma che dal lago si può in qualche modo arrivare a New York. Con una nave da crociera.
Ma anche quando, finalmente, il killer arriva a Manhattan… In realtà è a Vancouver, dove il film è stato effettivamente girato. E nessuna delle notevoli occasioni di uno scenario come questo vengono sfruttate. In una scena, Jason spaventa dei punk in Times Square alzandosi la maschera e mostrando il suo volto putrefatto, facendoli scappare. Un comportamento decisamente poco Jason: innanzitutto il killer si vergogna del suo volto deforme, ed è quello il motivo per cui porta una maschera da hockey. In secondo luogo: perché preoccuparsi di farli scappare quando avrebbe potuto farli a fette col machete?

Questi sono solo alcuni dei problemi del film. Quelli del capitolo precedente si ritrovano tutti anche qui: personaggi odiosi, insopportabili e che si comportano in modo apparentemente illogico, dialoghi poco naturali e brillanti, regia sciatta e priva di spunti originali… Le cesoie dei censori hanno colpito duro anche questa pellicola e sia il sangue che le scene di nudo sono state quasi completamente eliminate.

Il finale, poi, rivaleggia con quello del suo predecessore per stupidità. I nostri eroi stanno scappando nelle fogne di New York (senza neanche incontrare il proverbiale coccodrillo bianco) inseguiti da Jason e incontrano un operaio il quale li avverte che il 13 di ogni mese i canali vengono allagati da rifiuti tossici. I ragazzi riescono ad arrampicarsi su una scaletta di servizio mentre Jason rimane immerso nei liquami corrosivi e scompare. Lascio giudicare a voi quanto sia idiota questa trovata. In un’altra scena, durante un inseguimento in un vagone della metropolitana, uno dei personaggi tira il freno a mano d’emergenza e Jason cade all’indietro, come se il treno stesse accelerando. C’è da chiedersi cosa passasse negli uffici della Paramount attorno al 1989 ma direi senza dubbio roba tagliata maluccio.

Dopo la debacle colossale degli ultimi due film, la major si decide a vendere il franchise alla New Line Cinema, mossa che porterà finalmente allo scontro tra Jason e Freddy che era già stato annunciato più volte nel corso degli anni e che tutti i fan aspettavano. I film sotto etichetta New Line sono discutibili ma quanto meno hanno delle idee, come vedremo esaminando il prossimo sequel.

Morti: 19
Nudità: 6
Splatter: 5

Jason va all’inferno (1993)
Jason Goes to Hell: The Final Friday – Regia di Adam Marcus

Parte IX

Il passaggio alla New Line Cinema porta un’ondata di innovazione nel franchise. Non necessariamente innovazione positiva, ma comunque direzioni narrative diverse. Questo Jason Goes to Hell è da molti fan considerato il peggiore in assoluto, ancora più in basso di Jason Takes Manhattan, ma io personalmente non sono d’accordo. È vero, come vedremo, che la trama sembra avere poco a che fare con la serie ma ci sono alcuni elementi che lo rendono fondamentale e anche alquanto divertente.

La storia ha luogo nel 2003, dieci anni dopo l’uscita ufficiale nelle sale (venerdì 13 agosto 1993), ed è l’unico film di Venerdì 13 a uscire negli anni ’90. Si apre a Crystal Lake con una donna seminuda inseguita da Jason… Ma, aspetta un attimo. Come ha fatto il killer a tornare al lago dalle fogne di New York dove, apparentemente, è stato sciolto nei rifiuti tossici della città? Il collegamento tra il capitolo precedente e questo film, in realtà, viene raccontato in una serie di fumetti uscita in quegli anni. Jason riesce a scappare prima di essere disciolto nell’acido e si fa strada a suon di machete e arti mozzati fino al suo regno. Questo spiega anche il colpo di scena iniziale del film: non appena la ragazza inseguita dal mostro supera una certa zona, scatta un segnale e dei fari illuminano la scena. Decine di agenti dell’FBI (appartenenti a un corpo speciale istituito appositamente per distruggere Jason) saltano fuori dai loro nascondigli e cominciano a crivellarlo di colpi. Per farlo a pezzi sarà necessario persino un raid aereo!

Così, sembra che finalmente Jason sia stato distrutto, almeno nella sua forma materiale. E qui comincia la parte di storia che sembra stata scritta per un’altra saga, una sceneggiatura in cui Voorhees è stato inserito all’ultimo a forza (sebbene, ahimé, non sia nemmeno così: il trattamento originale è stato steso proprio per il sequel). Il coroner che sta facendo l’autopsia ai resti di Jason, improvvisamente, vede che il suo cuore nero ha ricominciato a battere e, come ipnotizzato o posseduto, lo divora, acquisendone i poteri e la personalità. Tutta la trama del film è incentrata su una parte di mitologia completamente nuova: Jason è in realtà un demone che può possedere altri corpi umani (tramite un “bacio di morte” e il passaggio di un parassita infernale – una trovata probabilmente mutuata da L’Alieno film della New Line del 1987) e ha lo scopo di ritrovare un altro membro della sua famiglia per poter “rinascere”. Naturalmente, salta fuori Diana Kimble, una sorellastra di cui nessuno ha mai sentito parlare finora, nonché la figlia, Jessica, che ha recentemente avuto un bimbo. Diana muore e Jessica rimane, dunque, l’unica speranza per Jason di tornare in vita con il suo corpo demoniaco. Ma, come afferma il cacciatore di taglie Creighton Duke (interpretato da un francamente insopportabile e inutile Steven Williams), lei è anche l’unica che può ucciderlo per sempre, grazie all’uso di un pugnale magico.
Sì, non mi sono inventato niente, questa è la trama del film. Cosa c’entra con Venerdì 13? Le vostre ipotesi sono buone quanto quelle di chiunque altro.

Ciò che, però, rende questo film interessante e fondamentale per gli sviluppi successivi del franchise, è l’inclusione di alcune easter egg che cercano di riconciliare alcuni buchi logici nella trama dei capitoli precedenti. Durante l’esplorazione della casa dei Voorhees a Crystal Lake, i protagonisti scoprono nientemeno che il Necronomicon Ex Mortis de La Casa. Ricordate il problema del non-annegamento di Jason in Parte II? Il ritrovamento del libro suggerisce che la madre di Jason lo abbia riportato in vita usando i suoi oscuri incantesimi e trasformandolo a tutti gli effetti in un Deadite, un essere posseduto da demoni, sostanzialmente immortale e invulnerabile. Come se non bastasse, alla fine del film, quando Jason colpito a morte da Jessica viene trascinato nuovamente all’inferno, il braccio guantato e artigliato di Freddy Krueger esce dal terreno smosso e afferra la sua maschera. Lo scontro tra i due maniaci infernali, progettato fin dal 1987, vedrà la luce nel 2003 anche grazie a questo minicross-over (inoltre, sempre nella casa, si nota una cassa proveniente dal set di Creepshow). Questo significa anche un’altra cosa: Ash Williams, Jason e Freddy vivono nello stesso universo condiviso. Cosa aspettano i produttori di Ash vs Evil Dead a inserire delle storyline con questi personaggi nelle prossime stagioni? D’altronde, l’hanno già fatto con una serie a fumetti…

Il film alza, quanto meno, l’asticella per quanto riguarda il nudo (sia maschile che femminile) e le esplosioni di cruenta ultraviolenza. Ed era anche ora!
Una curiosità: i film della New Line non hanno mai Venerdì 13 nel titolo perché, pur avendo acquistato il franchise la casa di produzione non aveva i diritti per usare quelle parole, rimaste presumibilmente alla Paramount. Vai a capire ‘ste menate legali…

Morti: 24
Nudità: 8
Splatter: 9

Jason X (2001) – Regia di James Isaac

Parte X

Arriva il momento, in quasi tutti i franchise horror, di un bel capitolo nel futuro e nello spazio (Hellraiser, Leprechaun, Critters…). Certo, non tutti sono un ripoff clamoroso di Alien e Aliens – Scontro Finale con Jason al posto degli Xenomorfi ma, insomma, anche voi, che pretendete? La cosa non è nemmeno tanto nascosta: un personaggio si chiama Dallas e un altro addirittura Weyland…

Ma andiamo con ordine. Siamo nel 2008 e Jason viene catturato (nuovamente) dal governo degli Stati Uniti. Dopo due anni di falliti tentativi di ucciderlo in ogni modo possibile e immaginabile, la ricercatrice Rowan vuole inserirlo in una camera criogenica per congelarlo e attendere l’occasione giusta per distruggerlo definitivamente, ma il capo militare del progetto (interpretato nientemeno che da David Cronenberg, il quale si era già prestato nel ruolo dello psichiatra/serial killer in Cabal del 1990) intende fare altri esperimenti per capire da cosa derivi l’invulnerabilità dell’assassino. Notare come tutto ciò che si sapeva in merito nel film precedente sembra essere stato dimenticato e la strada sovrannaturale viene qui del tutto abbandonata. Ovviamente, Jason si libera, ammazza tutti e Rowan riesce per un pelo ad attirarlo nella criocapsula prima che lui la ferisca. La donna crolla a terra e viene criogenizzata insieme a lui.

Facciamo un salto di 445 anni e ci troviamo nel 2455. La Terra è stata abbandonata ed è visitata solo da squadre di studenti che ne studiano la storia e recuperano manufatti. In una scena che sembra davvero copiata dall’inizio di Aliens, uno di questi gruppi scopre i due corpi congelati e li porta sulla nave in orbita, la Grendel. Rowan viene resuscitata grazie alla nanotecnologia ricostruttiva e Jason viene per l’ennesima volta messo su un tavolo d’autopsia. Come tutti ci aspettiamo, l’assassino si sveglia e ricomincia a lasciare dietro di sé una scia di cadaveri. I marine vogliono distruggerlo ma il capo scientifico del progetto vuole venderlo al migliore offerente su Terra 2 (proprio come Burke in Aliens). Lo scontro tra Jason e Kay-Em, un androide dalle sembianze femminili, costringe il killer di Crystal Lake in una stanza dove, semidistrutto, verrà ricostruito dai nanobot e trasformato in UberJason, ancora più potente e letale che mai.

Il film presenta molte citazioni divertenti: uno dei marine spaziali ha un BFG, acronimo di Big Fucking Gun, un’arma presente nei videogiochi Doom e Quake II. In una scena, Jason entra in una sorta di ponte ologrammi dove il computer ricrea Crystal Lake per distrarlo (come in Star Trek – The Next Generation). Oltre agli ovvi riferimenti alla saga di Ripley, ci sono altre strizzatine d’occhio. La nave si chiama Grendel, e Grendel è un mostro che esce dall’acqua e uccide chiunque incontri, inarrestabile e invulnerabile, almeno fino a che non incontra Beowulf che riesce a strappargli un braccio. Allo stesso modo, durante il loro scontro, l’androide Kay-Em strappa un braccio a Jason.

Nel complesso è un film divertente anche se il valore di produzione è piuttosto basso. È difficile sospendere l’incredulità quando i marine spaziali sembrano giocatori di Lazer-Tag in un magazzino dipinto con bombolette spray e, in generale, gli effetti speciali digitali sono alquanto grezzi. Se andiamo oltre questo, però, possiamo passare un’ora e mezza di risolini da geek sgranocchiando semenzine. Certo, siamo lontani dai fasti originali della saga.

Morti: 25 (+4 virtuali + circa 20.000 sulla stazione spaziale Solaris)
Nudità: 8
Splatter: 9

Freddy vs. Jason (2003) – Regia di Ronny Yu

Freddy vs Jason

E arriviamo finalmente all’evento più atteso della storia degli slasher movie dal 1987, quando per la prima volta si è ventilata l’idea di questo scontro tra titani. Dopo la strizzatina d’occhio nel finale di Jason Goes to Hell del ’93, ecco arrivare nelle sale, ben dieci anni dopo, l’incontro ufficiale e canon tra Jason Voorhees e Freddy Krueger.

La trama è piuttosto semplice: ormai tutti i figli dei giustizieri di Freddy sono morti e nessuno ricorda più il terrore di Elm Street. Un’intera nuova generazione di adolescenti viene tirata su a psicofarmaci e tutta la città è coinvolta in un cover-up della vicenda. Senza nessuno che lo ricordi e lo tema, Freddy non ha più alcun potere e non può infestare i sogni dei ragazzi. Essendo questo film ambientato subito dopo la pellicola del ’93 (ed essendo, quindi, un prequel di Jason X) anche l’assassino di Crystal Lake si trova all’inferno. Freddy, quindi, ha la brillante idea di inviargli incubi e direttive ipnotiche per risvegliarlo, riportarlo in vita e mandarlo a Springwood a compiere il suo usuale massacro. Naturalmente, non appena i ragazzi cominciano a morire, tutti tornano a pensare a Freddy ridandogli gradualmente vita e potere e permettendogli di tornare a terrorizzare la città.

Le cose, però, non vanno per il verso giusto: una volta scatenato, Jason non vuole saperne di fermarsi e tornare all’inferno e Freddy viene defraudato della vita di numerosi adolescenti. Comprensibilmente adombrato da tale mancanza di rispetto, decide di far fuori il bestione mascherato attirandolo nel mondo dei sogni. La protagonista della vicenda, però, plagiando svergognatamente Nancy nel primo film del franchise, lo attira in una lotta onirica per poi farsi risvegliare e portarlo nel mondo di veglia. Qui Jason è nettamente superiore da un punto di vista fisico, anche se Freddy ha dalla sua un maligno acume. Infine, lo scontro esplode in tutta la sua spettacolarità!

Per realizzare questo film sono passate dagli studios ben 17 sceneggiature diverse, ognuna delle quali ha fornito elementi che hanno composto il puzzle finale. Pare che più di 12 autori abbiano lavorato alla storia e la regia, nel corso degli anni, è stata proposta a Rob Zombie e persino a Peter Jackson! Come già scritto nella recensione di Jason Goes to Hell, la trama (ambientata nel 2003) ha un sequel a fumetti che vede anche Ash Williams come protagonista e spiega i collegamenti tra questo film e i successivi capitoli delle relative serie.

A parte le tante citazioni dai film precedenti e un cameo di Evangeline Lilly, questo rimane un capitolo molto più “Jasoniano”: la stragrande maggioranza dell’azione è concentrata su di lui, tanto che Freddy uccide solo una persona. Ci sono poche scene di nudo ma il livello di splatter è notevole e gli omicidi fantasiosi e divertenti. Nonostante il film abbia avuto un discreto successo di pubblico, inspiegabilmente, il sequel che era già in lavorazione è stato cancellato e ormai ben poche sono le speranze di vederlo in produzione. Se fatti con intelligenza e amore per il materiale originale, queste operazioni possono essere davvero una festa per i fan, come è capitato (almeno, nel mio gusto personale) per i due Alien vs Predator, nettamente superiori a tutti i film del franchise “xenomorfo” tranne i primi due, intoccabili capolavori.

Morti: 24 (Jason) + 1 (Freddy) + 4 (flashback e parti oniriche)
Nudità: 6
Splatter: 9

Venerdì 13 (2009)
Friday the 13th – Regia di Marcus Nispel

Reboot

Venerdì 13 torna nelle mani della Paramount per la prima volta dall’89 e la casa di produzione decide di realizzare questo… Reboot? Remake? Sequel? Il problema principale di V13 2009 è forse proprio questo: una crisi d’identità che non permette di dargli una precisa posizione all’interno del franchise. Non è tecnicamente un remake, perché i personaggi ricordano gli eventi dei primi film e conoscono la leggenda di Jason. Per lo stesso motivo, non si può considerare un reboot. Eppure non è nemmeno un sequel. Insomma… si tratta di una nuova incarnazione moderna della storia che integra gli elementi migliori dei primi quattro film e aggiunge altri dettagli che erano stati ventilati per Parte II e poi scartati, come i tunnel attraverso cui il maniaco si sposta sotto terra.

Tra i protagonisti troviamo Jared Padalecki (Sam Winchester in Supernatural) che, in pausa di produzione della serie, si dedica al cinema insieme al compagno Jensen Ackles (che recita nel remake di My Bloody Valentine nello stesso anno). Il film esce (ovviamente) venerdì 13 febbraio 2009 ed è ambientato venerdì 13 giugno del 1980 – quindi, teoricamente, l’anno dopo gli eventi del primo film. Di fatto, è come se fosse una nuova Parte V che resetta la storia da quel punto ignorando completamente tutti i sequel successivi.

Il livello di nudità e di scene di sesso è molto alto, sorprendentemente, così come è decisamente elevato il livello di splatter e gore e la brutalità degli omicidi. Ciò che manca in fantasia e creatività viene ampiamente compensato in violenza ed energia, soprattutto nei primi venti minuti. Interessante anche il leggero cambio di direzione nell’interpretazione del serial killer: nei vari sequel, ormai, Jason si trovava sostanzialmente a uccidere chiunque gli capitasse a tiro di machete, senza alcuna motivazione particolare. Nel materiale originale, invece, il suo scopo era quello di difendere il tempio dove teneva i resti di sua madre e quello che considerava il suo territorio, vendicandosi con i teen-ager che andavano ad accamparsi sul lago, considerati responsabili per la decapitazione della genitrice. Questo film cerca di recuperare questo senso di territorialità, tanto che Jason si comporta come un autentico predatore, quasi fosse un Rambo impazzito.

Liberandosi la testa dai pregiudizi (abbastanza inevitabili, vista la febbre di remake e reboot che ha infestato Hollywood negli ultimi anni) devo dire che questo non è per nulla un brutto film. Tutt’altro. Jason torna ad essere semplicemente un hillbilly gigantesco e omicida, non uno zombie sovrannaturale infestato da demoni infernali e capace di possedere altri corpi. Questo ritorno alla concretezza rende la sua presenza ancora più minacciosa e temibile. Non manca nemmeno un certo grado di umorismo per stemperare i toni, che non fa mai male.

Morti: 14 (13 uccisi da Jason e 1 immaginario)
Nudità: 9
Splatter: 8

Conclusioni

Venerdì 13 non è la serie di slasher che preferisco (sicuramente, nella mia classifica personale, al primo posto c’è A Nightmare on Elm Street) tuttavia è lungi dall’essere una serie di popcorn-movie clonati e privi di fantasia. Gli autori non hanno avuto paura, nel corso degli anni, a sperimentare, cambiare direzione, arricchire la mitologia della storia ed esplorare strade nuove – magari non sempre strade di buona qualità, ma questo è un altro discorso… Jason è diventato un simbolo, un mito, un’autentica icona dell’horror moderno.

Riguardateveli, magari nelle versioni “integrali”, possibilmente con amici, patatine, pizze e birra. Non esiste possibilità che le vostre serate risultino noiose, vi do la mia parola di scout.

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3 risposte a Retrospettiva: Venerdì 13

  1. Pingback: Friday the 13th: recensione del film

  2. Francesco ha detto:

    Come fai a esaltare quella bambinata del sesto, definendo invece malriuscito il quinto che a distanza di anni si è rivelato non solo il migliore in assoluto per inventiva e varietà delle morti (basti confrontarlo con tutto quello che è venuto prima) ma anche per la declinazione del male impersonato da Jason (uno stato mentale con duplice plot twist, in questo forse il più coerente al primo film). Alcune sequenze come quella con la pioggia in notturna sono fra le meglio girate dell’intera serie, fra tutti è quello che rende al meglio l’atmosfera eighties, nonostante le censure il sangue scorre a fiotti e soprattutto si avverte un vero, autentico senso di minaccia. Cosa che manca completamente dal ridicolo sesto che al confronto sembra un direct to video di quelli sfigatissimi con tanto di odiosi bambini, personaggi patetici e bassa morale chiesarola (quando hai paura prega, mi raccomando!). Ok nel quinto non c’è il vero Jason come non c’è neppure nel primo ma chi se ne frega dei fan tossici che sono il peggio del peggio in quanto a consapevolezza e capacità critica! Io boh…

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